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Circ.186/2022 – “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo” (Qoèlet 3,1) – Considerazioni in merito al Gran Gala “Nunc Est Bibendum”

Si esprimono pareri e considerazioni in merito alla festa che si terrà il 22 dicembre 2021, esternamente al nostro Liceo

Liceo Scientifico Statale di Rimini  “Albert Einstein”
Via Agnesi 2b – 47923 Rimini

Tel. 0541 382571 – 382552 – 380158 – Fax +39 0541 381636
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Circolare n. 186, del 21/12/2021

A tutte le studentesse e a tutti gli studenti del liceo “A. Einstein”
e ai rispettivi genitori

A tutto il personale docente e ATA
del liceo “A. Einstein”

Oggetto: “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo” (Qoèlet 3,1) – Considerazioni in merito al Gran Gala “Nunc Est Bibendum”

A nome di tutto il Collegio dei docenti del Liceo “A. Einstein” esprimo alcune considerazioni in merito alla festa denominata “Gran Gala Nunc Est Bibendum” che si terrà la sera del 22/12/2021.

Pur riconoscendo la necessità e la bellezza del ritrovarsi insieme in presenza e di socializzare senza la mediazione di un “social” sono emerse diverse perplessità da parte del corpo docente sulla modalità scelta, con la conseguente necessità di fare chiarezza su alcuni aspetti e di esplicitare alcune riflessioni.

Il primo aspetto da chiarire è che pur essendo firmata “A. Einstein” la programmazione della festa non è stata condivisa in alcun modo con l’Istituzione Scolastica, né con il Collegio docenti, né con il Consiglio di Istituto né con il Dirigente Scolastico. Pertanto non può essere considerata una “festa di Istituto”, come viene presentata, se non limitatamente al fatto che chi l’ha organizzata ha rivolto l’invito principalmente (ma non credo esclusivamente) alle studentesse e agli studenti del liceo.

Una prima perplessità riguarda il fatto che la festa si tenga in un giorno, o meglio in una sera-notte (ingresso cena ore 20:30, ingresso disco ore 23:30) infrasettimanale. Come ho già avuto modo di condividere con i rappresentanti di istituto, pur rispettando ovviamente la libertà dei singoli (previa autorizzazione dei genitori), di gestire come meglio si crede il proprio tempo extrascolastico, ricordo che ogni studentessa e ogni studente ha dei precisi doveri legati al proprio ruolo, doveri che sono espressione non tanto di un “doverismo”, ma di una partecipazione attiva al proprio processo di crescita anche culturale; senza questa partecipazione attiva nulla serve l’impegno profuso dai docenti. Fra questi doveri il più banale è quello di “esserci” a scuola, esserci corpo, mente e cuore. Quindi mi aspetto che la festa sia vissuta da ciascuno (sia per quanto riguarda la tempistica sia per quanto riguarda le modalità) in modo tale da garantire il giorno 23 il proprio esserci a scuola corpo-mente-cuore per tutto il tempo delle lezioni.

Una seconda perplessità riguarda l’opportunità di fare una festa al chiuso, con una dubbia (spero di sbagliarmi) adeguata aerazione, dove mi auguro che ci sia quell’attenzione che ogni giorno cerchiamo di trasmettere a scuola per quanto riguarda l’igienizzazione delle mani, il distanziamento, l’uso della mascherina… Forse sarebbe stato opportuno prendere in considerazione una modalità diversa per ritrovarsi (e magari anche più creativa), per esempio organizzando un pomeriggio di giochi al Parco Marecchia dislocato in più punti.

Una terza perplessità riguarda il nome della festa “Nunc est bibendum” …traducibile (per quanto la TRADuzione TRADisca sempre l’originale in lingua) “Ora è necessario che beviamo-brindiamo” (ricordo che la costruzione sintattica latina è la così detta “perifrastica passiva” utilizzata proprio per esprimere un’idea di dovere/obbligo/necessità). Ora è vero, come mi è stato fatto notare, che questo è il nome “tradizionale” con cui da tanti anni ci si riferisce a questa festa, però è anche vero che i “nomi” non sono mai vuoti, ma che, lo vogliamo o meno, consapevoli o meno, sono portatori di un messaggio che comunque arriva. A tal riguardo allora rimango con due domande sospese: in questo preciso contesto storico in cui siamo immersi, nel nostro “qui ed ora”, c’è proprio il dovere/l’obbligo/la necessità di bere-brindare? Per far festa l’unica modalità è quella del “bere a tutti costi”?
….domande retoriche? Non credo, ma come tutte le domande sta a chi le riceve farle vivere o banalizzarle.

L’ultima considerazione riguarda il fatto che mi giunge voce che alcuni/molti (non saprei quantificare) pur di partecipare alla festa agiranno contro la legge, compiendo un vero e proprio reato, la cui fattispecie è prevista dal Codice Penale all’art. 494: “Chiunque, al fine di procurare a sé o agli altri un vantaggio o di recare agli altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o agli altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino a un anno.” Non c’è dubbio che aiutare gli altri e aiutare se stessi nella comprensione del significato delle leggi che regolamentano il nostro vivere insieme e nel rispettare quanto previsto dalle stesse esprima un dovere/obblio/necessità che ci coinvolge tutti.

Cordiali saluti

Il Dirigente Scolastico
Prof. Christian Montanari

 

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